lunedì 25 novembre 2013

L'Irlanda potrebbe non avere bisogno di credito per uscire dal piano di salvataggio internazionale



Dopo l’incontro del 28 ottobre con il Fondo monetario internazionale, il ministro delle finanze irlandese Michael Noonan ha dichiarato che il paese potrebbe non chiedere una linea di credito precauzionale quando uscirà dal piano di salvataggio della troika alla fine dell’anno.
Noonan ha spiegato che la misura potrebbe non essere necessaria perché all’inizio del mese è emerso che grazie al programma di austerità l’Irlanda ha accumulato riserve per 25 miliardi di euro e ha abbassato il rendimento dei bond al 3,5 per cento, riporta l'Irish Times.
Il ministro ha aggiunto che la decisione finale sulla strategia di uscita dal bailout sarà presa dopo la formazione del nuovo governo tedesco, probabilmente dopo il congresso dei socialdemocratici a novembre.

L'ONU bioccia l'embargo economico USA a Cuba



L'Assemblea Generale dell'Onu e' tornata a esprimersi quasi all'unanimita' contro l'embargo statunitense contro Cuba: 188 voti a favore, due contrari e tre astensioni. E' stata la ventiduesima volta consecutiva che l'Assemblea generale si e' espressa contro il blocco economico statunitense sull'isola. Oltre agli Usa, l'unico Paese che ha votato contro la risoluzione - che era presentata da Cuba - e' stato Israele, un no in meno rispetto allo scorso anno quando si espresse contro la risoluzione anche Palau. Quest'ultimo si e' astenuto insieme a Micronesia e Isole Marshall

Passa di mano la base italiana in Afghanistan di Farah



Gli ultimi militari italiani stanno lasciando definitivamente la base avanzata "Dimonios" di Farah, nell'ovest dell'Afghanistan. L'ufficialità del passaggio è avvenuta il 27 ottobre con una cerimonia che di fatto ha sancito il definitivo passaggio di responsabilità nel settore della sicurezza del territorio, affidato dal 2006 ai militari italiani. Questa cerimonia, si riferisce in una nota, ha segnato anche l'inizio del rientro in patria di 800 uomini, come parte del ridimensionamento del dispositivo del contingente che proseguirà fino alla fine del 2014 come stabilito dall'Alleanza atlantica durante il summit di Chicago del maggio 2012.

USA e Nuova Zelanda ricominciano la collaborazione militare dopo 30 anni



La Nuova Zelanda e gli Stati Uniti hanno ristabilito la cooperazione militare bilaterale dopo un'interruzione quasi trentennale, scattata nel 1986 quando Washington ordinò un embargo militare per ritorsione contro il Paese che aveva messo al bando dalle sue acque i sottomarini Usa ad armamento o a propulsione nucleare.
In un comunicato congiunto, il ministro della Difesa neozelandese Jonathan Coleman e il segretario Usa alla Difesa Chuck Hagel hanno detto che i due Paesi hanno concordato di operare più da vicino in operazioni di peacekeeping, di addestramento, di aiuti umanitari e di risposta a emergenze.

Liberalizzata la costruzione di chiese Copte in Egitto



I copti potranno costruire liberamente le loro chiese in Egitto, senza più bisogno di aspettare anni per l’autorizzazione. È quanto prevede una norma approvata ieri al Cairo dal Comitato dei cinquanta, l’assemblea che sta stendendo le modifiche alla costituzione varata dagli islamisti nel 2012.

Eletto il nuovo Presidente della Georgia: é il successore di Saakhsvili



Il candidato della coalizione di governo Sogno georgiano Giorgi Margvelashvili ha vinto con un ampio margine le elezioni presidenziali in Georgia. L'annuncio arriva dalla Commissione elettorale centrale dopo che sono stati scrutinati il 99,7% dei voti. "Si tratta praticamente dei dati definitivi e nulla li può cambiare. In base ai risultati, Margvelashvili ha ottenuto il 62,12 dei voti".

In futuro libero commercio fra Corea del Sud e Indonesia



Un mese fa c'é stato un summit per accelerare il processo di libero commercio fra Corea del Sud e Indonesia.. Tra le questioni sul tavolo, la più importante ha riguardato la volontà espressa dai due paesi di portare a termine entro l’anno i negoziati per un rilevante accordo commerciale; detti negoziati erano stati avviati nel luglio 2012. L’accordo rientrerebbe fra i cosiddetti “Comprehensive Economic Partnership Agreements” (CEPA), accordi appartenenti alla categoria dei Free Trade Agreements.
Le liberalizzazioni che recherebbe il futuro accordo dovrebbero condurre, nei calcoli di Seoul, a grossi vantaggi per i produttori coreani di automobili e di navi, oltre che per le compagnie del settore petrolifero e chimico. L’intento, secondo la Park, è quello di triplicare il commercio bilaterale già dal 2020. Al contempo, l’Indonesia mira ad attirare nel paese tecnologia, innovazione e pesanti investimenti coreani. L’Indonesia, inoltre, con i suoi 250 milioni di abitanti, i cui redditi sono costantemente in crescita, è tra i mercati più appetibili per il “made in Korea”; senz’altro il mercato più interessante tra i paesi ASEAN. Proprio tra i paesi ASEAN, l’Indonesia è l’unico membro del G20, e da ciò ben si capisce quale sia oggi il peso economico e politico di questo paese
aziende sudcoreane hanno firmato contratti per alcuni dei più importanti investimenti infrastrutturali indonesiani, tra cui il Sunda Straits Bridge e l’aeroporto internazionale Soekarno-Hatta.
Il summit appena svoltosi, conferma che la Corea del Sud, nonostante il cambio di amministrazione, continua a vedere nel sud-est asiatico, in particolare in Vietnam, Malaysia e Indonesia uno sbocco naturale per il rafforzamento della sua diplomazia economica, dimostrando nell’ultimo decennio un attivismo ed un’energia che, fatte le dovute proporzioni, non trova paragoni negli altri attori principali della regione.

Il Congo recupera posizioni in Nord Kivu contro M23



Un mese fa in tre giorni di intensi scontri in Nord Kivu, le forze armate congolesi (Fardc) hanno riconquistato tre importanti località finora sotto il controllo dei ribelli del Movimento del 23 marzo (M23).
Dal canto suo la dirigenza del gruppo ribelle, creato nel 2012, ha dichiarato di “rifiutarsi di combattere” e avrebbe deciso di “ritirarsi da Kiwanja, per lasciarne il controllo alle forze della Monusco (locale missione Onu)”. L’M23 ha poi avvertito che si ritirerà definitivamente dai colloqui di pace di Kampala – sospesi il 21 ottobre – in caso di “mancata cessazione immediata delle ostilità”, minacciando di “attuare una contro-offensiva su vasta scala contro le posizioni nemiche”.

Attaccato dell'esercito Nigeriano ai jihadisti del Boko Haram che chiede l'indipendenza del Borno



74 miliziani di Boko Haram, gruppo terroristico jihadista, sono stati uccisi nello Stato di Borno, a maggioranza musulmano. Gli appartenenti al gruppo mirano a formare uno Stato islamico proprio al confine della Nigeria con il Ciad e il Camerun ed è perciò che, nei mesi scorsi, il presidente Goodluck Jonathan ha imposto lo stato di emergenza. Da qui l’uso massiccio dell’esercito in operazioni anti-terrorismo.
Quella dell’esercito è stata l’offensiva più massiccia degli ultimi quattro anni e sono state impiegate forze aeree e terrestri: l’obiettivo era distruggere i campi dei terroristi nei due villaggi di Galangi e Lawanti.

Previsioni del Business Monitor International per l'economia albanese



Il rapporto sulle previsioni per l'ultimo quarto 2013 relative all'economia albanese, da parte Business Monitor International sostiene una lieve ripresa del consumo interno e una più sostenuta crescita delle esportazioni che dovrebbero portare la crescita del PIL al 2,1 per cento nel 2013 e al 3,2 per cento nel 2014.
Le politiche del Governo dovrebbe portare ad una moderata riduzione del deficit, dall'8,6 all'8,2 per cento del PIL (nel 2012 il dato era al 9,9 per cento); più articolata la situazione della bilancia commerciale: la domanda interna ancora debole, sommata alla ripresa delle esportazioni, dovrebbe portare ad un miglioramento del saldo; tuttavia, rispetto all'andamento della domanda esterna restano alcune incognite.
BMI pensa che la prospettiva della membership UE dell'Albania si estenda ancora oltre i prossimi dieci anni: il possibile ottenimento dello status di candidato ufficiale entro la fine del 2013 si scontra con questioni ancora irrisolte come il la diffusione della corruzione e le frizioni a livello locale.

Scoperto Nuovo enorme bacino petrolifero in Algeria



La società algerina d’idrocarburi Sonatrach ha scoperto un nuovo centro petrolifero da 1,3 miliardi di barili, nel bacino di Amguid Messaoud, nel centro nord dell’Algeria.
La profondità del luogo è di 3700 metri con un accumulo di 1,3 miliardi di barili, per 1,84 milioni di metri cubi, a Hassi Toumiat” e ad un centinaio di chilometri da Hassi Messaoud, il più grande centro petrolifero dell’Algeria.
Nel 2011 l’Algeria era il quindicesimo produttore di petrolio in scala mondiale, e il secondo in Africa, dietro alla Nigeria.

sabato 23 novembre 2013

Rivolte contro la crisi economica in Sudan


Una nuova ondata di proteste ha travolto il Sudan. L’instabile economia che il Paese fronteggia dal luglio 2011 ha portato il presidente al-Bashir ad attuare delle politiche anticrisi, già contestate in passato. Tra le riforme che il presidente ha annunciato pubblicamente per evitare il collasso dell’economia nazionale, è quella sulla sospensione dei sussidi al carburante ad alimentare il malcontento dei cittadini sudanesi. In una notte, il 23 settembre, il prezzo della benzina raddoppia. Diventa impossibile per famiglie e studenti permettersi il biglietto dell’autobus. L’esasperazione accende spontaneamente la protesta.
Wad Madani è il teatro dei primi disordini che in poco tempo si sono diffusi nelle strade di Khartoum, Kassala, Port Sudan, Gadarif, Sinaar e Nyala (anche se la natura della protesta a Nyala non è strettamente economica).
Arresti indiscriminati e pestaggi hanno rafforzato la protesta.
Il giorno più sanguinoso, il 25 settembre, conta più di 100 morti.
Il Sudan ha contato oltre 200 morti e 700 arresti.

La Cina vuole l'oro come valuta internazionale al posto del dollaro americano



La Cina sta apertamente spingendo affinché il dollaro statunitense venga sostituito quale valuta di riserva mondiale
Ha una strategia di ampio respiro per prepararsi a questo evento. Sta incoraggiando la creazione di un mercato internazionale sulla sua moneta attraverso i centri gemelli di Hong Kong e Londra, ponendo in disparte New York; inoltre sta promuovendo attivamente la Shanghai Cooperation Organization (SCO), una organizzazione commerciale non legata al dollaro, in tutta l’Asia. Sta anche segretamente costruendo le sue riserve d’oro, mentre apertamente spinge i suoi cittadini ad accumularne.
L’Occidente vendendo le sue riserve d’oro è diventato la più grande scommessa strategica nella storia finanziaria. Ci stiamo affidando totalmente alle valute fiduciarie a corso forzoso che le nostre banche centrali stanno emettendo in quantità crescenti. Nel lungo periodo stiamo consegnando su un piatto il potere economico a Russia e Cina.

Scontri alla frontiera Pakistan - Iran



Un mese fa Quattordici guardie di frontiera iraniane sono state uccise in uno scontro a fuoco al confine con il Pakistan. "Quattordici guardie di frontiera sono state uccise in un scontro nella regione di Saravan (Sistan e Balucistan) mentre altre cinque sono rimaste ferite", non si é saputo se l'attacco sia stato opera di "banditi o ribelli ostili al Repubblica Islamica".

giovedì 21 novembre 2013

La Russsia amplia la sua base aerea in Kirghizistan



La Russia si appresta ad ampliare alla fine dell'anno la sua base aerea in Kirghizistan.
Lo ha annunciato un membro del comando delle forze aeree russe. Il numero di aerei presenti nella base di Kant "raddoppierà entro la fine di dicembre", ha dichiarato questo alto responsabile, Viktor Sevastianov.
La Russia negoziava da anni questo accordo, preoccupata di vedere gli americani installarsi in pianta stabile all'aeroporto di Manas, nei pressi di Bishkek, nel quadro dell'operazione in Afghanistan. L'affitto di questa base degli Stati Uniti in Kirghizistan scade il luglio prossimo in vista del ritiro dal territorio afgano (fin 2014) del grosso delle forze americane.

domenica 17 novembre 2013

Iniziativa Tedesco - Brasiliana all'ONU per estendere la Convenzione sui diritti civili e politici a Internet estesa ad altri 19 stati



Ha fatto proseliti l'iniziativa lanciata ieri da Germania e Brasile alle Nazioni Unite per far votare all'Assemblea Generale una risoluzione in difesa delle liberta' individuali, che indirettamente condanni le attivita' di spionaggio elettronico della National Security Agency americana. Oggi, informa la rivista Foreign Policy, a Brasilia e Berlino si sono aggiunti altri 19 Stati pronti a sottoscrivere il testo. Tra questi, stretti alleati degli Usa, come Francia e Messico - entrambi pero' vittime delle attivita' di intercettazione della National Security Agency - che ostili come Cuba e Venezuela. Tra gli altri Paesi sostenitori dell'iniziativa, Argentina, Austria, Bolivia, Ecuador, Guyana, Ungheria, India, Indonesia, Liechtenstein, Norvegia, Paraguay, Sudafrica, Svizzera e Uruguay.
  Il testo non citera' esplicitamente lo scandalo Nsagate ma chiedera' di estendere "la Convenzione Internazionale sui diritti civili e politici", del 1976, alle attivita' internet.

UK: il trimestre con la crescita più alta dal 2010



L'ONS (Office for National Statistics) ha annunciato oggi che in base alle sue stime preliminari il PIL del Regno Unito è cresciuto nel terzo trimestre del 2013 dello 0,8%. Si è trattato della più forte crescita dal secondo trimestre del 2010. Il dato ha corrisposto alle previsioni degli economisti.

Scontro diplomatico fra Turchia e Serbia per il Kosovo



E' crisi tra Serbia e Turchia per le affermazioni fatte in Kosovo tre settimane fa dal premier turco Recep Tayyip Erdogan, che parlando a migliaia di persone a Prizren ha esaltato gli stretti legami storici e culturali con il Kosovo, da lui definito sua 'seconda patria'. Il Kosovo resta un nervo scoperto per Belgrado, che non riconosce l'indipendenza di Pristina, mentre la Turchia e' stato il primo Paese a riconoscere il Kosovo dopo lo strappo con la Serbia nel 2008.

Al via la missione Hydre in Mali



Le truppe francesi e della missione ONU (MINUSMA), con la collaborazione dell’esercito di Bamako, hanno lanciato una vasta offensiva contro gli islamisti arroccati nel Nordest del Paese. L’Operazione “Hydre”, a lungo pianificata, dovrebbe essere composta da almeno 1.500 uomini, ma ancora non ci sono certezze neppure su quando sarebbe cominciato l’attacco. Le truppe francesi sono in Mali dal gennaio 2013, quando l’eterogeneo fronte avverso a Bamako, composto sia da islamisti (AQIM, MUJAO, Ansar Dine…), sia da indipendentisti dell’Azawad, giunse a minacciare direttamente la capitale. A luglio, la Francia cedette parte delle responsabilità alle Nazioni Unite, che favorirono la creazione di un contingente africano. Tuttavia, la situazione è ancora piuttosto complessa. In primo luogo, difficilmente Parigi riuscirà a rispettare la riduzione dei soldati in Mali da 3.200 a 1.200 a febbraio, poiché Bamako sconta una fortissima dipendenza dai francesi per la sicurezza e il sostegno alle Istituzioni. Inoltre, MINUSMA ha di per sé varie incognite, tra la quali la reale entità del mandato, non chiaro circa i compiti del contingente. Un’altra problematica è costituita proprio dalla gestione del potere nel Paese: il Governo ha favorito la riabilitazione del capitano Sanogo e dei suoi uomini, autori del colpo di Stato nel 2012 che precedette la crisi nell’Azawad.
L’intervento francese, per esempio, non mira tanto alla facilitazione di un percorso di riconciliazione nazionale, quanto al contrasto dei gruppi combattenti e alla priorità della sicurezza, una tendenza che potenzialmente estenderà il conflitto armato nel tempo e rimanderà nel futuro l’integrazione tra le regioni del Nord e quelle del Sud. In questo senso, sarà interessante comprendere come si muoveranno i tuareg, i quali, dopo aver rotto l’alleanza con gli islamisti, hanno cominciato a collaborare con i francesi: non è da escludersi che a monte vi sia un qualche accordo sulla base di promesse allettanti in tempo di guerra, ma irrealizzabili in tempo di pace.

La Groenlandia comincia lo sfruttamento delle sue miniere



In Groenlandia è svolta sulla cosiddetta "tolleranza zero", il divieto di estrazione di materiali radioattivi, come l'uranio. Una politica ereditata dalla Danimarca, Regno di cui questa nazione autonoma sull'Artico fa parte, e che ora dovrà dare il proprio assenso.
Ma intanto il Parlamento di Nuuk ha fatto la sua scelta, per quanto sofferta dal momento che la decisione è passata con 15 voti contro 14 ed è promossa da un Governo, affidato dal marzo scorso alla socialdemocratica Aleqa Hammond, che ha vinto le elezioni promettendo una maggiore attenzione all'ambiente. Ma in questa nazione di 57mila abitanti, il premier deve fare anche i conti con le difficoltà dell'economia: «Non possiamo accettare che disoccupazione e costo della vita aumentino - ha detto la signora Hammond durante il dibattito in Parlamento - mentre l'economia è bloccata. È dunque necessario che superiamo la "tolleranza zero" verso l'uranio».
La Groenlandia apre dunque agli investitori stranieri lo sfruttamento dei suoi depositi di uranio e delle terre rare, metalli utilizzati nei cellulari, nei monitor e nelle tecnologie per l'energia pulita di cui finora la Cina detiene un controllo quasi totale (il 90%) sulla produzione mondiale. Ed è proprio la Cina uno dei Paesi più interessati a una regione strategica per le risorse minerarie ma anche per l'apertura di nuove rotte commerciali.

Nuovi combattimenti in Congo fra esercito e ribelli M23



Tre settimane fa sono iniziati nuovi combattimenti tra ribelli dell'M23 e truppe regolari sono scoppiati all'estremita' orientale della Repubblica Democratica del Congo, pochi giorni dopo l'ennesima sospensione dei colloqui di pace tra le parti in conflitto: lo ha reso noto il portavoce degli insorti, Vianney Kazarama, e la notizia e' stata poi confermata anche da fonti della Monusco, la Missione delle Nazioni Unite nell'ex Zaire. La battaglia e' concentrata a circa 25 chilometri da Goma, cruciale capoluogo della provincia del Nord Kivu .

Una zona di libero commercio a Cuba



Tra pochi giorni, il porto di Mariel diverrà un avamposto capitalista. Dal primo novembre l'isola caraibica ospiterà un'area di libero scambio, portuale appunto. Più di 465 chilometri quadrati per una Ftz (free trade zone)che costerà 900milioni di dollari, finanziati dal Brasile. L'idea è quella di attrarre investimenti dall'estero e soprattutto fluidificare i commerci marittimi con il Messico, il Brasile e la Cina, partner che consentirebbero a Raul Castro di aggirare le regole capestro che ne ostacolano la crescita. L'embargo, che tutti considerano anacronistico e pernicioso, sia Obama sia la nomenklatura cubana, potrebbe essere aggirato dalla Free trade zone.

Politici armeni potranno usare la loro lingua per le campagne elettorali amministrative in Turchia



Il pacchetto di riforme recentemente presentato dal Primo Ministro turco Recep Tayyp Erdogan permetterà di condurre campagne elettorali in armeno. Secondo quanto riportato da fonti giornalistiche locali, verrà rimosso il divieto di fare propaganda elettorale con lingue diverse dal turco. In questo modo, i politici di origine armena radicati in diverse regioni della Turchia potranno rivolgersi agli elettori nella lingua usata in famiglia.
Diverse misure contenute nel pacchetto di “democratizzazione” definito da Erdogan alla fine di settembre si presentano come finalizzate a innalzare lo standard dei diritti goduti dalle minoranze etniche e religiose, a cominciare dai curdi e dagli armeni.
Tra le riforme – scrive l’agenzia Fides – figura anche la revoca del divieto di usare il velo islamico per le dipendenti pubbliche e l’autorizzazione a educare gli studenti nella loro lingua madre.

Pakistan accusa India di nuovi attacchi in Kashmir



Tre settimane fa il Pakistan ha accusato l'India di avere bombardato in vari punti le sue posizioni lungo la Linea di Controllo (LoC, confine provvisorio indo-pachistano), causando la morte di tre persone (due civili ed un membro della sicurezza) ed il ferimento di altre 26. In un comunicato il ministero degli Esteri pachistano si assicura che "negli ultimi due giorni le truppe indiane hanno intensificato le violazioni e realizzato sparatorie non provocate nei settori di Pukhlian, Chaprar e Harpaland Charwah, vicino a Sialkot, che hanno come bilancio tre morti e 26 feriti". Le forze di sicurezza di frontiera indiane, si dice infine, "hanno sparato almeno 4.000 colpi di mortaio e 59.000 proiettili di mitragliatrice facendo crescere la tensione lungo la Loc ed il confine che i due Paesi rispettano".

Fitch alza il rating del Perù



L'agenzia Fitch ha aumentato il rating del Perù da BBB a BBB+. Il paese andino era già stato premiato ad agosto da Standard & Poor's che aveva assegnato un'identica BBB+ al credito a lungo termine. La promozione si fonda sulla solidità dei bilanci esterni e fiscali, il lungo periodo di crescita a tassi superiori rispetto agli altri paesi "BBB". E sul "pragmatismo" del governo di Ollanta Humala, l'ex generale che parte del paese e della comunità internazionale temeva potesse operare un giro di vite su una delle economie più dinamiche della regione.

sabato 16 novembre 2013

La Cirenaica ha formato un governo autonomo



La Cirenaica, regione orientale della Libia già proclamatasi autonoma nei mesi scorsi, ha annunciato di aver formato un governo. La notizia è stata resa nota oggi dal Consiglio della Cirenaica in conferenza stampa.
Il neo governo, spiegano i responsabili, è composto da 23 ministri e rappresenterà tutte le città e i gruppi sociali della Cirenaica che sarà divisa in quattro distretti: Bengasi, Montagna Verde, Tobruk e Ajdabiya.

In ripresa l'economia ungherese



Dopo una contrazione dell'1,7% nel 2012 il pil reale ha mostrato i segnali di ripresa nella prima metà del 2013, guidato dalle esportazioni e da una politica monetaria sempre più accomodante. Credit Suisse prevede che il miglioramento ciclico guidato dalla Germania perdurerà nei prossimi mesi e la politica monetaria accomodante favorirà la ripresa della domanda interna. La crescita del pil reale nel 2013 potrebbe toccare lo 0,5% e l'1,5% nel 2014.
Il debito estero lordo dell'Ungheria è sceso da 244 miliardi di USD alla fine del terzo trimestre 2009 a 196 miliardi di USD alla fine del primo trimestre 2013. Il surplus del conto corrente ungherese toccherà quasi il 2% del pil nel 2014.
L'Ungheria è riuscita a ripagare il suo debito nei confronti del Fondo Monetario Internazionale lo scorso agosto, che ammontava a circa 2,9 miliardi di USD, con un anno di anticipo. Dopo la transazione, alla fine di agosto, il Governo disponeva di circa 1,4 miliardi di USD di depositi in valuta estera presso la Banca centrale, che saranno sufficienti a coprire le altre restituzioni del debito estero fino alla fine di marzo 2014, secondo le stime di Credit Suisse.
Il deficit del bilancio pubblico è sceso all'1,9% del pil nel 2012 dal 4,6% del pil nel 2009 e l'Unione Europea ha abrogato la procedura per i disavanzi eccessivi.

Manifestazioni contro l'estrazione di uranio in Groenlandia



In Groenlandia dal 23 ottobre si susseguono manifestazioni contro la decisione del governo di aprire miniere di uranio nell’isola semi-indipendente. Gli antinucleari hanno protestato a Nuuk, Ilulissat, Aasiaat, Kangaatsiaq, Qassiarsuk, Qaqortoqe Narsaq,  provocando una crisi della coalizione di governo a causa della contrarietà del  Partii Inuit alla fine della tolleranza zero contro le miniere di uranio.

Ripresa dei rapporti diplomatici fra Iran e Canada e Regno Unito



Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, la signora Marzieh Afkham, ha annunciato ieri l’intenzione dell’Iran di riprendere i contatti con la Gran Bretagna e il Canada, i cui interessi sono al momento seguiti a Teheran dall’Italia dopo la chiusura dell’ambasciata del paese americano.
Della cosa si sarebbe parlato a New York già nel corso dell’ultima Assemblea delle Nazioni Unite e Afkham ha confermato ieri che presto vi sarà “La nomina di incaricati d’affari non residenti, ovvero del primo passo verso l’apertura delle ambasciate; le relazioni saranno normalizzate poco a poco”.
L’ambasciata canadese in Iran è stata chiusa il 7 settembre 2012, mentre quella britannica è stata assaltata nel novembre 2011.

Base militare italiana a Gibuti



L'Italia avrà una base militare permanente a Gibuti. O meglio, ce l'ha. Da giugno é stato firmato l'accordo con lo staterello africano ex colonia francese (Territorio degli Afar e Issa). L'area é strategica: di passaggio di tutti i convogli diretti non solo a Cina e India, ma anche al Golfo Persico, sempre più numerosi. Il problema dell'area? La pirateria, in particolare somala ma anche yemenita.
Qualcos'altro? il terrorismo. Fra Yemen, Sudan, Somaliland e Somalia, si tratta di una delle zone più povere al mondo, senza possibilità di riscatto, se non quella di affidarsi a truppe fondamentaliste che fintamente si attaccano la religione, come Al-Qaeda, che qui sta costruendo fortissime milizie, un po' come avviene nel povero Sahel Del Mali, Niger o Ciad.

Ciò che si sa é che questo tipo di basi costano parecchio agli stati. Ciò che non si sa é l'ammontare dell'investimento che secondo ilfattoquotidiano.it é di 27,1 milioni di euro fino al 2020. Solo per avere la base, oltre ai costi operativi e dei soldati che vi saranno stanziati.

Primo trimestre in attivo per l'economia spagnola dopo due anni di rosso



La Spagna si mette alle spalle la lunga recessione che l´attanagliava da nove trimestri. L'economia spagnola è infatti cresciuta 0,1 per cento nel terzo trimestre 2013 rispetto al periodo aprile-giugno. E' quanto emerge dal Bollettino mensile pubblicato oggi dalla Banca di Spagna. La Spagna non vedeva un segno più del Pil a livello congiunturale da oltre due anni. A livello tendenziale il Pil iberico risulta invece ancora in contrazione nell'ordine dell'1,2%.
Nel bollettino dell´istituto centrale iberico si sottolinea come la crescita congiunturale sia stata trainata dalla domanda esterna con un contributo positivo dello 0,4% sul Pil, mentre la domanda interna si conferma ancora in calo (-0,3%).
Riviste anche le stime sul mercato del lavoro con proiezioni più ottimistiche: il tasso dei senza lavoro dovrebbe scendere nel 2014 al 25,9% dal 26,7% della precedente previsione. Segnali di inversione di tendenza sul mercato del lavoro si sono già intravisti nel secondo trimestre dell´anno, con tasso di disoccupazione sceso al 26,26% dal 27,16% precedente. I dati sulla disoccupazione nel terzo trimestre saranno diffusi domani.
Nel corso della crisi, dal 2007 in avanti, in Spagna sono stati persi 3,7 milioni di posti di lavoro.

Non é stato raggiunto il quorum del referendum per avviare le trattative sull'entrata di San Marino nell'Unione Europea



La Repubblica di San Marino non vuole intraprendere il cammino verso l’Unione europea. Così hanno deciso i cittadini del piccolo Stato tra Marche e Romagna, chiamati alla urne questa domenica per esprimersi su due referendum, tra cui quello per dire “sì” o “no” all’avvio della procedura di adesione all’Ue. Il quorum, fissato al 32% non è stato raggiunto. Le preferenze, sulla base dei voti validi, si sono quasi equivalse: i “sì” sono stati 6.733, contro una quota di “no” pari a 6.657.
Ad esprimersi sull’avvio delle trattative con Bruxelles, erano chiamati circa 33 mila abitanti della Repubblica, che fin dai giorni scorsi erano apparsi divisi. A favore dell’adesione i partiti di sinistra, contrarie diverse liste civiche mentre i partiti di centro, tra cui il Partito democratico cristiano, forza consistente nel parlamento sanmarinese, aveva invitato a votare scheda bianca. Ma la questione non sembra avere appassionato i cittadini del Titano, che in pochi si sono presentati ad esprimere la loro preferenza.
A spaventare i contrari, soprattutto l’adesione ai trattati di libera circolazione che potrebbe, per uno stato di appena 61 chilometri quadrati, causare squilibri demografici non trascurabili. Per non parlare poi della probabile riforma del sistema bancario che Bruxelles potrebbe chiedere a San marino.

Crescita a ritmo sostenuto nelle Filippine



Le Filippine hanno registrato una crescita sorprendente, pari al 7,5% anno su anno nel secondo trimestre dal 7,7% anno su anno del primo trimestre. L'economia dipende in misura minore dalle esportazioni verso i paesi sviluppati (le esportazioni sono scese da oltre il 50% del pil a circa il 25%) e si basa sempre più sui consumi privati e sull'investimento. La crescita potrebbe rallentare lievemente nei prossimi mesi dato che la spesa fiscale è diminuita, ma il pil potrebbe segnare +7% e +6% rispettivamente nel 2013 e nel 2014.

Il mondo contro gli USA per la questione Datagate: una parte dei rapporti bilaterali



Una delle ultime tempeste sulle intercettazioni a tappeto di mail e telefonate ha colpito la Francia.
Difficile giustificare come «monitoraggio anti-terrorismo», 73 milioni di email e conversazioni telefoniche di cittadini transalpini passate al setaccio dalla Nsa in meno di un mese (dal 10 dicembre 2012 all'8 gennaio 2013), come ha rivelato il quotidiano Le Monde.
Il presidente Hollande ha espresso «profondo biasimo», per i metodi dell'intelligence Usa. In un incontro rigorosamente a porte chiuse, il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius, pur «evitando escalation», ha rinnovato al segretario di Stato americano Kerry la richiesta di«tutte le spiegazioni necessarie» sul caso.
Per ristabilire un «rapporto di rispetto tra partner alleati», l'Eliseo vuole poi che le «operazioni di raccolta delle informazioni siano regolamentate in un quadro bilaterale».

Da Parigi, Kerry è volato a Roma, dove le acque sono meno agitate. Ma non certo calmissime.
All'inizio di ottobre, una delegazione del Comitato parlamentare di controllo sui Servizi segreti (Copasir) parlò con i vertici dell'intelligence americana. Il vicedirettore della Nsa John Inglis, in particolare, raccontò al gruppo in missione negli Usa che l'agenzia intercetta e cattura anche il traffico dall'Italia.
I servizi segreti italiani pare che ne siano pienamente a conoscenza.

In Spagna, la polemica sul Datagate è di difficile gestione per il governo di Mariano Rajoy e rischia di deflagrare in sede europea.
L'esecutivo dei conservatori ha affermato di non «essere a conoscenza» di intercettazioni a tappeto sul territorio iberico. Ma l'opposizione e l'opinione pubblica non credono alle dichiarazioni di Madrid.
Oltre al pressing continuo su Rajoy,  si invita Bruxelles ad avviare un'operazione verità sugli Usa.

Ma i venti di guerra più forti spirano Oltreoceano. Dalla sua residenza in Brasile, Glenn Greenwald, ha dichiarato che «tutti i Paesi dell'America Latina sarebbero stati spiati dagli Usa».
In tutta risposta, il presidente messicano Enrique Peña Nieto ha appaltato un'inchiesta interna all'unità cibernetica della polizia e al servizio di controspionaggio per accertare se, durante il governo di Felipe Calderon, funzionari pubblici abbiano favorito la campagna di intercettazioni degli Usa.
Lo stesso faccia a faccia diplomatico fu richiesto, nel luglio scorso, dal Senato brasiliano. Rousseff non è stata per niente tenera con Obama.
Cancellata la sua visita alla Casa Bianca, in programma il 23 ottobre, a settembre la presidente brasiliana ha attaccato frontalmente gli Stati all'Onu. «Siamo di fronte a una grave violazione delle libertà civili e della sovranità nazionale del mio Paese», ha denunciato nel suo discorso.

Effetti della crisi in Serbia: povertà e violenza domestica



Il 9,2% della popolazione in Serbia vive al di sotto della soglia di poverta', e i bambini con meno di 14 anni sono la fascia di eta' piu' duramente colpita. A vivere in poverta' e' il 50% delle famiglie rom. Come riferiscono i media, che citano un rapporto sul programma di cooperazione fra governo serbo e Unicef, il tasso di poverta' fra i bambini e' quasi raddoppiato negli ultimi anni passando dal 7,3% al 13,7%. La Serbia ha una popolazione di circa 7,3 milioni di abitanti. Dal rapporto emerge inoltre un incremento costante in Serbia dei casi di violenza domestica e di violenza nelle scuole, di cui sono stati vittima i due terzi degli allievi della scuola primaria.

Manifestazioni contro l'austerity in Portogallo



Scioperi per quasitutte le categorie di lavoratori pubblici in Portogallo: dai sergenti ai professori.
Tra le altre misure impopolari figurano la riduzione dei salari nel pubblico impiego e l'aumento di 5 ore settimanali dell'orario, l'aumento dell'età pensionabile a 66 anni, il blocco delle pensioni di reversibilita' se il cumulo supera i duemila euro mensili.
Il bilancio prevede una manovra di 3,9 miliardi (il 2,3% del PIL) per rispettare i paramenti imposti dalla Troika (UE, BCE, FMI) per la concessione di 78 miliardi nel 2011, e che per il 2014 prevedono un disavanzo del 4%.

Approvato il Rapporto Europeo per il Sahara Occidentale



I deputati europei chiedono la liberazione immediata dei prigionieri politici saharawi. Esprimono inoltre rammarico per il fatto che le Nazioni Unite non siano ancora riuscite a stabilire un meccanismo indipendente e credibile per il controllo dei diritti umani, e ricordano il respingimento da parte del governo marocchino di una delegazione di parlamentari europei volta a verificare la situazione dei territori occupati.
La popolazione Saharawi ha una dignità straordinaria, un livello di scolarizzazione molto elevato e una leadership politica di grande livello. Il diritto all'autodeterminazione del popolo saharawi é riconosciuto dai maggiori organismi internazionali e il Marocco sta subendo un isolamento diplomatico sempre più massiccio che speriamo porti presto all'organizzazione di un referendum affinché la popolazione sia finalmente libera di decidere il proprio futuro.

Gli scontri fra Sudan e Sud Sudan



Alle criticità sul fronte interno si sono aggiunte le continue tensioni internazionali, soprattutto per quanto riguarda i rapporti con il vicino sud sudanese. Sul piano della cooperazione e della soluzione delle controversie con il Sud Sudan non si registrano significativi e concreti passi in avanti. A più di un anno dall’accordo di fine agosto 2012, con cui Khartoum e Juba sembravano aver imboccato la strada giusta per risolvere pacificamente le questioni irrisolte relative alla spartizione dei proventi petroliferi e la stabilizzazione delle regioni di confine ancora contese, le relazioni tra i due Paesi sono tuttora connotate da tensioni che talvolta sfociano in scontri armati. Eppure, a marzo di quest’anno il processo negoziale sembrava aver raggiunto la tanto attesa svolta con gli accordi sull’imminente ripresa dell’export del greggio sud sudanese, bloccato da oltre un anno a seguito della decisione unilaterale di Juba, all’inizio del 2012.
Nonostante le tensioni politiche e i continui scontri armati, le ricche regioni petrolifere del Darfur e del Sud Kordofan hanno continuato l’estrazione dell’”oro nero” e, negli ultimi mesi, non si è assistito alla tanto temuta interruzione dei flussi. Un’eventuale stop di Khartoum significherebbe penalizzare ulteriormente le economie di entrambi i Paesi, già stremate da oltre un anno di mancati introiti, essendo l’oro nero la principale entrata per le casse statali. La decisione di Salva Kiir di sospenderne l’estrazione di petrolio all’inizio del 2012 come contromisura nei confronti di Khartoum non ha avuto solo effetti pesantissimi sul PIL sud sudanese, ma ha anche rappresentato un ulteriore ostacolo alla prosecuzione dei negoziati di pace. Con l’indipendenza del Sud Sudan a luglio 2012 questo Paese è riuscito ad acquisire il controllo del 75% delle risorse petrolifere esistenti in quel momento in Sudan. L’assenza di sbocchi sul mare e la grave carenza infrastrutturale, però, costringe Juba a dover dipendere dagli oleodotti sudanesi per il trasporto e l’export del petrolio stesso. Tutto questo, però, ha un prezzo molto alto. Khartoum, una volta rinunciato agli introiti della vendita del greggio, cerca di recuperare imponendo tariffe di transito elevatissime per l’uso delle proprie infrastrutture, indispensabili perché il petrolio possa essere trasportato agevolmente verso Port Sudan nel Mar Rosso ed essere commercializzato.
Sebbene gli accordi di fine agosto 2012 abbiamo provveduto a fissare una tariffa di transito di circa 9 dollari a barile, la ripresa della produzione in Sud Sudan è avvenuta a ritmi estremamente lenti e comunque ben al di sotto delle potenzialità precedenti alla crisi quando si estraevano circa 500.000 barili al giorno. Il PIL di Juba, dipendente al 98% dal petrolio, ha conosciuto un autentico tracollo. Si calcola, infatti, che nel 2012 la ricchezza nazionale si sia ridotta di quasi il 50% e, visti i tempi ancora lunghi per il ripristino della capacità produttiva, si prevede una diminuzione del 16% anche per il 2013. A peggiorare il quadro è intervenuta una fortissima svalutazione della moneta nazionale, il South Sudanese Pound, accompagnata dall’improvviso innalzamento del tasso d’inflazione. A maggio 2012 il livello dei prezzi aveva fatto registrare un incremento di oltre il 70%, per poi attestarsi al 25% a dicembre a seguito degli accordi tra i due Paesi.

Paraguay: società civile contro Horacio Cortes il Presidente con loschi traffici



I primi a scendere in piazza, nel mese di agosto, sono stati i docenti. In almeno quindicimila si sono riversati per le strade per chiedere modifiche sostanziali alla Ley de Jubilación, la legge che regola il sistema di pensionamento. Poi è stata la volta dei medici, che non ricevono lo stipendio da quattro mesi.
Cartes privilegia le relazioni economiche con le grandi imprese, sostiene l’agrobusiness e non ha alcuna intenzione di impegnarsi nel campo dei diritti civili, sociali e sindacali. Del resto, l’attuale presidente del Paraguay si pone in continuità con il golpista Federico Franco, che nel giugno 2012 destituì il capo di stato democraticamente eletto, Fernando Lugo, approfittando del progressivo sfaldamento dell’Alianza por el Cambio e del massacro di Curuguaty. Il 15 giugno la polizia aprì il fuoco su una manifestazione di contadini che cercavano di rientrare in possesso delle loro terre
Il primo passo della Coordinadora Democrática è stato quello di dichiarare una ferma resistenza alle politiche di privatizzazione messe in atto dall’esecutivo, in particolare al Proyecto de Alianza Público-Privada (APP), che autorizza il presidente a cedere alle imprese private servizi e opere pubbliche di carattere statale.
Desta molta preoccupazione anche la Ley de Defensa Nacional, che permette allo stato di schierare l’esercito nella zona nord del paese, ufficialmente allo scopo di tenere sotto controllo la guerriglia dell’Ejército del Pueblo Paraguayo, ma in realtà per utilizzare le forze armate nel mantenimento dell’ordine sociale nel caso in cui le proteste di piazza crescano di intensità. E ancora, la Coordinadora Democrática ha puntato l’indice contro la riduzione del salario del 50% operata a scapito dei docenti nel mese di settembre per gli scioperi degli ultimi mesi: finora le proteste della Federación de Educadores del Paraguay sono rimaste inascoltate. Di recente Cartes ha ricevuto le organizzazioni sociali, che hanno rivendicato una maggiore libertà sindacale e criticato la privatizzazione in atto delle imprese pubbliche, ma non sono riuscite a smuovere il presidente.
Il legame tra Cartes e il narcotraffico è testimoniato anche da un cablogramma di Wikileaks del 5 gennaio 2010 in cui viene indicato come “il capo dell’organizzazione che si occupa del lavaggio e del riciclaggio di denaro sporco alla Tripla Frontera”. I guai di Cartes con la giustizia non si fermano qui: molte delle sue estancias si trovano in zone del paese conosciute per la produzione e il traffico di droga. Nel 2000 la Secretaría Nacional Antidrogas scoprì che nell’estancia Nueva Esperanza, di sua proprietà, era atterrata un’aeronave brasiliana carica di 20 chilogrammi di cocaina e di 343 marijuana: il mezzo aveva effettuato una sosta nell’estancia dell’allora imprenditore Cartes per caricare un’ulteriore quantità di droga e decollare verso il Brasile. Dalle indagini degli organismi antidroga emerse che Horacio Cartes aveva stretti rapporti con Fadh Jamil, un arabo-brasiliano a capo della mafia che opera nella zona di Amambay, alla frontiera con il Brasile.

LA CRISI GRECA, LE INDUSTRIE MILITARI NON PROFITTEVOLI E IL MANCATO TAGLIO ALLE SPESE PER LA DIFESA



La Troika formata da Unione Europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale continueranno a chiedere ad Atene ulteriori misure di austerità nonché la chiusura di due aziende statali EAS (Ellinika Amyntika Systimata, Sistemi di Difesa Ellenici) e ELBO (Elliniki Viomihania Ohimaton, Industria Automobilistica Ellenica) che costruiscono (ed esportano) armi e veicoli militari, e che rappresentano, secondo i creditori, un buco nero nelle casse elleniche, a differenza delle corrispondenti società della difesa degli altri Paesi europei, che riescono ancora ad essere profittevoli.
Va comunque ricordato che la Grecia ha ancora tensioni aperte con i suoi vicini, a cominciare dalla Turchia, e sarà quindi costretta a comprare quanto necessario per mantenere la propria difesa proprio dai partner europei, ovvero dagli stessi creditori che hanno richiesto la chiusura delle sue aziende della Difesa. Un lievissimo conflitto di interessi: "stranamente" il budget relativo alla Difesa non è stato quasi toccato dopo il taglio da tre miliardi nel 2009 (almeno per quanto riguarda i dati ufficiali), che comunque non ha fermato l'acquisto di sottomarini e carri armati dalla Germania e di fregate ed elicotteri dalla Francia. Per non parlare delle importazioni di armi di piccolo calibro (la Grecia è fra i maggiori importatori di armi convenzionali), che nei tempi più cupi della crisi avevano fatto pensare a possibili colpi di mano e addirittura guerre civili.


La Francia chiede un euro meno rigido



Il ministro dell’Industria Arnaud Montebourg che, in una intervista al quotidiano francese Le Parisien, se la prende con la Bce, affermando che l’Eurotower dovrebbe fare quello che ogni governo fa: “aggiustare il tasso di cambio nei nostri propri interessi”.
“L’euro è troppo costoso, troppo forte e un po’ troppo tedesco – ha detto Montebourg – Dovrebbe essere più italiano, francese, e semplicemente europeo”.
Il ministro ha aggiunto che un calo -10% del rapporto di cambio euro/dollaro aumenterebbe la ricchezza nazionale della Francia dell’1,2%, permettendo la creazione di 120.000 nuovi posti di lavoro e la riduzione del deficit di 12 miliardi di euro.
Se poi l’euro scendesse del 20%, la creazione dei nuovi posti di lavoro sarebbe di 300.000 unità e la riduzione del deficit di un terzo.
Montebourg ha messo in evidenza che l’Europa è “l’unica regione al mondo che, cinque anni dopo la crisi, non è tornata a crescere”.

Fine della recessione in Francia



L’economia francese “esce dalla recessione ma rimane fragile”. Lo scrive Standard & Poor’s, che comunque non fa menzione di variazioni del rating sovrano (al momento AA+). Nonostante l’economia francese “sia uscita dalla fase di recessione”, il cammino verso una crescita sostenibile sul lungo termine è “impantanato in mezzo a rischi e incertezze” si legge in un report dell’agenzia di rating. Dopo otto trimestri consecutivi di stagnazione, la Francia ha segnato una crescita del Pil dello 0,5%, “mettendo ufficialmente fine alla recessione”.
La ripresa deve essere molto più robusta anche solo per ripianare il vuoto creatosi dal 2007”, inizio della crisi economica, in termini di Pil. L’agenzia di rating prevede una crescita del Pil francese dello 0,7% nel 2014 e dell’1,4% nel 2015, ancora poco rispetto al 2,3% di media del decennio precedente il 2007. Pesano, tra l’altro, l’alto tasso di disoccupazione e di pressione fiscale, la mancanza di investimenti produttivi, e l’andamento deludente dell’export. “L’economia a fine 2014 sarà ancora del 3,5% circa sotto il suo potenziale di crescita”.

mercoledì 13 novembre 2013

Nuova base Navale Ucraina a Sebastopoli, Crimea



L'Ucraina ha inagurato una base navale a Sebastopoli, in Crimea, dove son basati oltre due terzi della Flotta russa del Mar Nero, regione da sempre al centro di attriti tra Mosca e Kiev.
La creazione della nuova base avviene nell'ambito della riforma della Marina ucraina promossa dal presidente Viktor Yanukovich con l'obiettivo di mettere in campo forze navali mobili e di pronta reazione. Kiev punta infatti ad eliminare la leva e passare a un assetto totalmente professionale dell'esercito entro il 2015.

Ripresa delle relazioni diplomatiche fra Colombia e Venezuela



Durante le precedenti settimane, i rappresentanti dei governi di Colombia e Venezuela si sono riuniti a Bogotá per negoziare una serie di accordi in ambito economico, energetico e, soprattutto, di sicurezza: infatti, è stato considerato prioritario il tentativo congiunto di fermare le azioni delle Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia – Ejército del Pueblo (FARC) nelle zone di frontiera dei due Paesi. Le autorità militari dei Paesi hanno, quindi, definito delle misure comuni per combattere i gruppi armati e le relative attività illegali, in particolare il traffico di droga e il contrabbando che sono considerate come le prime fonti di finanziamenti delle FARC.
Questi gruppi sono una concreta minaccia anche per l’economia di entrambi i Paesi: di recente, alcuni gasdotti colombiani sono stati attaccati da alcuni gruppi armati, compromettendo conseguentemente il trasporto di petrolio verso la costa caraibica del Paese. A proposito di questioni petrolifere, in occasione di tali riunioni bilaterali è stata discussa, inoltre, la possibilità di formare una compagnia petrolifera comune per sfruttare i depositi nel bacino dell’Orinoco

martedì 12 novembre 2013

L'alleanza Mongolia - Corea del Nord



Il presidente mongolo Tsakhiagiin Elbegdorj sarà il primo capo di Stato e di governo a incontrare il dittatore nordcoreano Kim Jong-un, al potere dal dicembre del 2011. Secondo fonti governative mongole, infatti, il leader di Ulaanbaatar si recherà il 28 ottobre prossimo a Pyongyang: l'occasione è il 65mo anniversario dell'instaurazione dei rapporti diplomatici bilaterali.
Anche se ancora non confermata, l'agenda della visita prevede ampie discussioni su come rafforzare i rapporti fra le due nazioni. Sempre più isolata dalla comunità internazionale a causa dei suoi esperimenti nucleari e delle sue provocazioni belliche, la Corea del Nord sta infatti cercando nuovi alleati: la Mongolia, ex Paese comunista, sembra intenzionata a proporsi come interlocutore privilegiato. All'inizio del 2012, Pyongyang ha chiesto e ottenuto aiuti alimentari da Ulaanbaatar; inoltre, sempre nella capitale mongola si sono svolti i colloqui fra Corea del Nord e Giappone sulla questione dei giapponesi rapiti nel corso degli anni.

Cuba avvia la riforma monetaria per togliere dalla circolazione il peso convertibile



Il presidente Raul Castro ha annunciato l'avvio dell'unificazione monetaria. Non ci saranno più due monete, il peso nacional (Cup) e il peso convertible (Cuc). Il primo utilizzato per il pagamento di
A Cuba la rivoluzione della moneta. Via il doppio sistema dollaro e peso
pensioni e stipendi. Il secondo, equiparato al dollaro, usato per l'acquisto di beni importati. E, naturalmente, unica moneta accettata da ristoranti e alberghi. Il doppio regime cambiario, in vigore dal 1994, ha reso ancora più iniqua la distribuzione dei redditi a Cuba. Sì, perché due monete equivalgono a due classi sociali e il paradosso è proprio questo: chi lavora in ambiti legati al turismo accede alla moneta "buona", quella di valore, con cui si possono acquistare beni e servizi di qualità più alta. Tutti gli altri sono relegati nella sfera della sussistenza o quasi. In altre parole la più esplicita e urticante contraddizione per un Paese che crede nel socialismo.

Fallito il dialogo di riappacificazione fra Congo Kinshasa e M23 fissato a Kampala



Il governo della Repubblica Democratica del Congo (Rdc) rigetta la responsabilità della sospensione dei colloqui di pace di Kampala (Uganda) sul movimento di guerriglia M23. Il 21 ottobre Lambert Mende, portavoce del governo di Kinshasa, ha annunciato la sospensione dei colloqui in corso nella capitale ugandese tra le autorità congolesi e i guerriglieri. Mende ha accusato la controparte di utilizzare le trattative solo per prendere tempo, secondo la tattica “talk and fight” (“parla e combatti”). Il portavoce congolese - riporta l'agenzia Fides - ha denunciato in particolare il rafforzamento militare dei ribelli M23 attraverso il trasferimento nel Nord Kivu (est della Rdc) di armi e uomini (compresi bambini soldato) dal vicino Rwanda. Il governo di Kinshasa ha inoltre espresso preoccupazione per il trasferimento a Rutshuru dal Rwanda di più di 2.000 persone all’insaputa del governo della Rdc e dell’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati (Unhcr).


Cambogia: proteste contro i risultati delle elezioni di luglio



Circa 15mila sostenitori dell'opposizione hanno marciato nelle strade di Phnom Penh, capitale della Cambogia, per protestare nuovamente contro i risultati delle elezioni del 28 luglio scorso, vinte dal premier uscente Hun Sen. Centinaia di passanti hanno applaudito, inneggiando 'Cambiamento!', mentre i manifestanti marciavano verso la sede delle Nazioni unite nella città.

La Turchia entra in Kosovo dai suoi aeroporti



E' stato inaugurato poche settimane fa il nuovo terminal dell'aeroporto internazionale di Pristina che sarà gestito per 20 anni dalla compagnia franco-turca dell'aeroporto di Lione.

Scontro Argentina - UE sui dazi sui biocarburanti



L'Argentina ha annunciato di voler fare ricorso presso l'Organizzazione Mondiale del Commercio contro l'Unione europea quando entreranno in vigore i dazi sulle importazioni di biocarburanti argentini, approvati ieri.
"L'enorme pregiudizio che questa misura protezionista causerà a un'industria che si sta sviluppando in modo dinamico e innovatore non permette altra opzione", ha precisato il ministero degli Esteri argentino.
I paesi dell'Ue hanno approvato ieri la proposta della commissione europea di tassare pesantemente i produttori argentini e indonesiani di biocarburanti, accusati di dumping e già destinatari di imposte doganali provvisorie in Europa. La Commissione vorrebbe imporre una tassa tra il 22% e il 25% alle importazioni di biodiesel argentino, contro l'8% attuale. L'entrata in vigore è prevista il 28 novembre.
L'Argentina è il primo produttore mondiale di biodiesel, fabbricato dall'olio di soja, con una produzione di 2,5 milioni di tonnellate nel 2012 di cui 1,6 destinate all'esportazione; seguono l'Indonesia e la Malaysia che producono il biodiesel a partire dall'olio di palma.