sabato 16 novembre 2013

Paraguay: società civile contro Horacio Cortes il Presidente con loschi traffici



I primi a scendere in piazza, nel mese di agosto, sono stati i docenti. In almeno quindicimila si sono riversati per le strade per chiedere modifiche sostanziali alla Ley de Jubilación, la legge che regola il sistema di pensionamento. Poi è stata la volta dei medici, che non ricevono lo stipendio da quattro mesi.
Cartes privilegia le relazioni economiche con le grandi imprese, sostiene l’agrobusiness e non ha alcuna intenzione di impegnarsi nel campo dei diritti civili, sociali e sindacali. Del resto, l’attuale presidente del Paraguay si pone in continuità con il golpista Federico Franco, che nel giugno 2012 destituì il capo di stato democraticamente eletto, Fernando Lugo, approfittando del progressivo sfaldamento dell’Alianza por el Cambio e del massacro di Curuguaty. Il 15 giugno la polizia aprì il fuoco su una manifestazione di contadini che cercavano di rientrare in possesso delle loro terre
Il primo passo della Coordinadora Democrática è stato quello di dichiarare una ferma resistenza alle politiche di privatizzazione messe in atto dall’esecutivo, in particolare al Proyecto de Alianza Público-Privada (APP), che autorizza il presidente a cedere alle imprese private servizi e opere pubbliche di carattere statale.
Desta molta preoccupazione anche la Ley de Defensa Nacional, che permette allo stato di schierare l’esercito nella zona nord del paese, ufficialmente allo scopo di tenere sotto controllo la guerriglia dell’Ejército del Pueblo Paraguayo, ma in realtà per utilizzare le forze armate nel mantenimento dell’ordine sociale nel caso in cui le proteste di piazza crescano di intensità. E ancora, la Coordinadora Democrática ha puntato l’indice contro la riduzione del salario del 50% operata a scapito dei docenti nel mese di settembre per gli scioperi degli ultimi mesi: finora le proteste della Federación de Educadores del Paraguay sono rimaste inascoltate. Di recente Cartes ha ricevuto le organizzazioni sociali, che hanno rivendicato una maggiore libertà sindacale e criticato la privatizzazione in atto delle imprese pubbliche, ma non sono riuscite a smuovere il presidente.
Il legame tra Cartes e il narcotraffico è testimoniato anche da un cablogramma di Wikileaks del 5 gennaio 2010 in cui viene indicato come “il capo dell’organizzazione che si occupa del lavaggio e del riciclaggio di denaro sporco alla Tripla Frontera”. I guai di Cartes con la giustizia non si fermano qui: molte delle sue estancias si trovano in zone del paese conosciute per la produzione e il traffico di droga. Nel 2000 la Secretaría Nacional Antidrogas scoprì che nell’estancia Nueva Esperanza, di sua proprietà, era atterrata un’aeronave brasiliana carica di 20 chilogrammi di cocaina e di 343 marijuana: il mezzo aveva effettuato una sosta nell’estancia dell’allora imprenditore Cartes per caricare un’ulteriore quantità di droga e decollare verso il Brasile. Dalle indagini degli organismi antidroga emerse che Horacio Cartes aveva stretti rapporti con Fadh Jamil, un arabo-brasiliano a capo della mafia che opera nella zona di Amambay, alla frontiera con il Brasile.

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