Una nuova ondata di proteste ha travolto il Sudan. L’instabile economia che il Paese fronteggia dal luglio 2011 ha portato il presidente al-Bashir ad attuare delle politiche anticrisi, già contestate in passato. Tra le riforme che il presidente ha annunciato pubblicamente per evitare il collasso dell’economia nazionale, è quella sulla sospensione dei sussidi al carburante ad alimentare il malcontento dei cittadini sudanesi. In una notte, il 23 settembre, il prezzo della benzina raddoppia. Diventa impossibile per famiglie e studenti permettersi il biglietto dell’autobus. L’esasperazione accende spontaneamente la protesta.
Wad Madani è il teatro dei primi disordini che in poco tempo si sono diffusi nelle strade di Khartoum, Kassala, Port Sudan, Gadarif, Sinaar e Nyala (anche se la natura della protesta a Nyala non è strettamente economica).
Arresti indiscriminati e pestaggi hanno rafforzato la protesta.
Il giorno più sanguinoso, il 25 settembre, conta più di 100 morti.
Il Sudan ha contato oltre 200 morti e 700 arresti.
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