sabato 26 marzo 2011

I cnesi seguono il modello tunisino?


Le rivolte in Nordafrica e Medio Oriente ispirano i giovani cinesi che provano a scendere in piazza contro il regime. E delle manifestazioni tunisine, i cinesi prendono in prestito i simboli, in questo caso il gelsomino. La tensione è arrivata fino a Wangfujing, la via dello shopping di Pechino a poca distanza da Piazza Tienanmen, con un assembramento e lancio di gelsomini. Un atto che segue un messaggio apparso sul web, che invitava alla protesta.
La dimostrazione è iniziata con una piccola folla composta inizialmente soprattutto da curiosi, giornalisti e forze dell'ordine in borghese. Ma tra la ressa era evidentemente presente un drappello di manifestanti organizzati, che hanno approfittato del momento migliore per lanciare alcuni mazzi di gelsomini bianchi dalla scalinata di un centro commerciale, sotto i flash e le telecamere dei media. Un comportamento che ha fatto scattare l'intervento di un massiccio spiegamento delle forze di polizia.

Peccato che l'organizzazione, l'esperienza e la forza delle forze dell'ordine e dell'esercito cinese non si possa nemmeno mettere a confronto con i piccoli numeri delle forze tunisine o del Bahrein, ma nemmeno con quelle numerose dell'Egitto e perfino con quelle più equipaggiate della Libia. La reazione degli agenti è stata composta, immediata e decisa. La risposta delle forze dell'ordine è stata anche mediatica: per una decina di minuti le telecomunicazioni della zona sono state completamente oscurate, rendendo inutilizzabili i telefoni cellulari.

Dopo pochi minuti la tensione è salita ancora, e in due occasioni si è sfiorato lo scontro fisico. Alcuni poliziotti hanno bruscamente fronteggiato un cameraman straniero, mentre altri hanno allontanato un ragazzo cinese che aveva raccolto i gelsomini dai cestini della spazzatura. Bloccato da due uomini in borghese, il giovane è stato rilasciato subito dopo. I manifestanti arrestati sarebbero solamente due - un uomo che ha imprecato contro la polizia e un altro che urlava "Ho fame". La parola "gelsomino" risulta bloccata in tutta la Cina sulle piattaforme di microblog, così come i richiami alle proteste in Egitto, Libia, Tunisia, Algeria e Bahrein.
Se mai dovesse esserci una presa di posizione da parte della popolazione in Cina, é meglio che sia perfettamente organizzata e che abbia forti e indiscussi appoggi sia nell'esercito che all'estero.

Organizzati sul web. Il messaggio che incitava alla "protesta dei gelsomini" era apparso per la prima volta sul sito americano in lingua cinese Boxun.com, ed è stato successivamente diffuso sul web del Celeste Impero, provocando tra ieri e oggi più di un centinaio di arresti di dissidenti e attivisti. E' il caso dell'avvocato dei diritti umani Jiang Tianrong, condotto via dalla sua casa di Pechino dalle forze dell'ordine, e di alcuni dei suoi colleghi come Teng Biao, Xu Zhiyong e Jiang Tianyong, che  risultano irraggiungibili.

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