domenica 27 marzo 2011

Terre rare nell'Helmand dell'Afghanistan


Il sottosuolo della provincia dell’Helmand, regione dell'Afghanistan controllata di fatto dai Talebani vale 3 mila miliardi di dollari, grazie alla presenza delle Terre rare, 17 minerali strategici utilizzati in ogni campo dell’elettronica, dai cellulari alle auto ibride, dai missili ai monitor.
L’Helmand é grande quanto Lombardia e Veneto messe insieme, cuore del surge dell’etnia pashtun, dove si produce fino al 50% dell’oppio afghano. In questa provincia nel 2009 gli angloamericani hanno lanciato un’offensiva, forte di 15 mila soldati. Uno sforzo che si è dimostrato inutile. Nel 2010 l’attacco è così ripartito con il più grande trasporto di truppe via aerea dopo il Vietnam. 
E' una zona ricca anche di oro e rame (30 miliardi di riserve a Zana Khan). Al momento non si parla di uranio, mentre nella provincia di Herat, sotto controllo italiano, vi sono depositi di litio per 60 miliardi.
Fino al 2009, il 97% delle Terre rare mondiali era estratto ed esportato dalla Cina, che ne aveva fatto il proprio petrolio. I bassi costi di estrazione avevano determinato l’abbandono dei giacimenti di Mountain Pass in California e in altre nazioni produttici. Ma due anni fa la Cina ha pesantemente ridotto l’export, concentrandosi sulla produzione interna prevedendo un rialzo futuro dei prezzi.
Il mercato di questi elementi è infatti destinato a triplicare nei prossimi 20 anni e la domanda supera già l’offerta: mentre si cercano di riattivare le miniere americane e gli europei guardano all'Africa, la valle dell’Helmand è diventata l’Ultima Thule dei mercati hi tech.
Non per niente, un'ampia delegazione britannica si è recentemente incontrata col ministro afgano per le Miniere Wahidullah Shahrani.
L’incontro ha stabilito un'agenda economica utile anche a Kabul, visto che lo sfruttamento del sottosuolo può garantire al governo Karzai entrate meno avvilenti di quelle attuali. Si è deciso di utilizzare i fondi dell’Agenzia del Regno Unito per lo Sviluppo internazionale, l’invio di tecnici e la formazione di personale afghano.
Washington da parte sua intende disporre tre basi permanenti (il che smentisce l’uscita dall’Afghanistan entro 2015). I siti militari statunitensi saranno dislocati in zone strategiche, dove già si trovavano vecchie postazioni sovietiche. La notizia ha provocato nuovi attacchi kamikaze e la  certezza di una reazione militare talebana, con un’offensiva di primavera che inevitabilmente coinvolgerebbe anche le nostre truppe.

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